Come fare a comprendere se un prodotto o un servizio sia effettivamente ecologico?
Ogni consumatore ha il diritto di conoscere quali prodotti siano realmente sostenibili e quali no. Per tale motivo, nel marzo 2022 la Commissione Europea ha proposto un sistema per tutelare i consumatori dell’Unione e per consentire loro di contribuire attivamente alla transizione verde. Tra i beneficiari di tali norme vi saranno anche le imprese che attiveranno reali cambiamenti sostenibili: solo così potranno incrementare le loro vendite anziché dover far fronte a una concorrenza sleale.
Secondo uno studio del 2020 sugli atteggiamenti degli europei nei confronti dell’ambiente, il 94% degli europei ritiene molto importante proteggere l’ambiente e il 68% concorda sul fatto che le abitudini di consumo attuali influiscono negativamente sugli ecosistemi mondiali ed europei.
Perché i consumatori vengano tutelati, c’è bisogno di informazioni affidabili e verificabili. Attualmente però, le aziende che operano nell’Unione europea spesso rilasciano asserzioni ambientali volontarie con scarse prove che ne attestino la veridicità. Una ricerca della Commissione del 2020 ha rilevato che il 53,3% delle affermazioni esaminate era vago, fuorviante o infondato e il 40% era completamente privo di fondamento.
Ciò ha generato una serie di pratiche commerciali sleali, quali:
- pratiche di greenwashing, un processo per cui prodotti e servizi venduti, vengono presentati più rispettosi dell’ambiente di quanto non siano in realtà;
- pratiche di obsolescenza programmata, ossia guasti prematuri dei beni;
- l’uso di marchi di sostenibilità e strumenti di informazione inattendibili e non trasparenti.
Tali modalità hanno determinato un diffuso scetticismo tra i consumatori, per cui risulta necessario ristabilire ordine ed equilibrio.
In che modo l’iniziativa proteggerà i consumatori dal greenwashing?
Tale proposta vuole contribuire a generare un’economia dell’UE circolare, pulita e verde, garantendo la divulgazione di informazioni attendibili circa le dichiarazioni ambientali dei prodotti e dei servizi. Ciò consentirà ai consumatori di prendere decisioni di acquisto consapevoli e quindi contribuire a una maggiore sostenibilità dei consumi.
Più precisamente la presente proposta mira a che:
- siano fornite informazioni sull’esistenza di una garanzia commerciale di durabilità del produttore per tutti i tipi di beni, o sull’assenza di tale garanzia in caso di beni che consumano energia;
- siano fornite informazioni sulla disponibilità di aggiornamenti gratuiti del software per tutti i beni comprendenti elementi digitali, contenuti digitali e servizi digitali;
- siano fornite informazioni sulla riparabilità dei prodotti, tramite un indice di riparabilità o altre informazioni sulla riparazione, ove disponibili, per tutti i tipi di beni;
- i professionisti non ingannino i consumatori in merito agli impatti ambientali e sociali, alla durabilità e alla riparabilità dei prodotti;
- il professionista possa presentare una dichiarazione ambientale asserendo prestazioni ambientali future soltanto quando ciò comporta impegni chiari;
- il professionista non possa pubblicizzare come vantaggi per i consumatori quel che è considerato pratica comune nel mercato rilevante;
- il professionista possa raffrontare i prodotti, anche attraverso uno strumento di informazione sulla sostenibilità, soltanto se fornisce informazioni sul metodo di comparazione, sui prodotti e sui fornitori coinvolti e sulle misure prese per tenere aggiornate le informazioni;
- sia vietata l’esibizione di un marchio di sostenibilità che non è basato su un sistema di certificazione o non è stabilito dalle autorità pubbliche;
- sia vietato l’uso di dichiarazioni ambientali generiche nelle attività di marketing rivolte ai consumatori, laddove l’eccellenza delle prestazioni ambientali del prodotto o del professionista non sia dimostrabile, a seconda della dichiarazione, in conformità del regolamento (CE) n. 66/2010 (Ecolabel UE), di un sistema di certificazione ecologica ufficialmente riconosciuto negli Stati membri o di altra normativa dell’Unione applicabile;
- sia vietata la presentazione di una dichiarazione ambientale concernente il prodotto nel suo complesso quando in realtà riguarda soltanto un determinato aspetto;
- sia vietato presentare requisiti imposti per legge sul mercato dell’Unione per tutti i prodotti appartenenti a una data categoria come se fossero un tratto distintivo dell’offerta del professionista;
- siano vietate talune pratiche legate all’obsolescenza precoce dei beni.
Inoltre, la proposta relativa a norme comuni che promuovono la riparazione dei beni (adottata il 22 marzo 2023) contribuirà anche al consumo sostenibile, attraverso una serie di misure che vadano a promuovere e a motivare i consumatori circa la riparazione dei prodotti.
Dichiarazioni contemplate e non dalla presente proposta
La proposta di direttiva sulle autodichiarazioni ambientali riguarda le autodichiarazioni ambientali presentate da imprese che asseriscono un impatto ambientale positivo, un impatto negativo minore, un impatto nullo oppure un impatto migliorato nel corso del tempo di un loro prodotto, servizio o pratica organizzativa. Seguendo tale proposta, le stesse aziende, dovranno motivare e dimostrare le proprie dichiarazioni.
Essa riguarda soltanto le dichiarazioni che non sono attualmente disciplinate da altre norme dell’UE, per cui ad esempio esclude il marchio Ecolabel UE in quanto la legislazione europea in vigore garantisce già l’affidabilità di tali dichiarazioni regolamentate.
La proposta riguarda anche i marchi ambientali, con un numero che si aggira intorno ai 230 marchi, generando non poca confusione tra i consumatori. Sulla base di tale considerazione, non saranno consentiti nuovi sistemi pubblici di etichettatura, a meno che non siano sviluppati a livello dell’UE.
Quali sono gli effetti attesi e sperati?
Con l’introduzione di questo insieme comune di norme all’interno del mercato interno dell’UE, vi sarà un’importante un vantaggio competitivo per tutte quelle imprese che si attiveranno realmente per sviluppare prodotti, servizi e pratiche organizzative rispettose dell’ambiente.
La proposta dovrebbe contribuire anche a ridurre il rischio di frammentazione giuridica del mercato unico, con un alleggerimento dei costi per le imprese le cui dichiarazioni sono certificate da un verificatore accreditato. Norme armonizzate e chiare ridurranno i costi per le imprese che operano a livello transfrontaliero all’interno del mercato interno e rafforzeranno la credibilità delle nostre industrie al di fuori dell’UE.
Le proposte presentate rappresentano quindi punti fondamentali per la realizzazione dell’economia circolare, definita nel piano d’azione per l’economia circolare.